Gli oppioidi sono tra le droghe più antiche al mondo: l’uso terapeutico del papavero da oppio è anteriore alla storia documentata.

Il primo ad essere scoperto fu la morfina agli inizi del 1800, seguì la codeina e la papaverina.

70 anni dopo dalla morfina venne sintetizzata la diacetilmorfina, meglio conosciuta con eroina, commercializzata qualche anno dopo dalla Bayer come rimedio per la tosse.
L’eroinomania divenne rapidamente una emergenza sanitaria: nel 1905 la città di New York consumava circa due tonnellate di eroina all’anno. In Cina iniziò a sostituire l’abuso di oppio e, nel frattempo, il consumo si diffuse rapidamente anche in Europa.

Di fronte a questi fatti, nel 1925 gli Stati Uniti ne vietarono la produzione e l’importazione e qualche anno dopo così fecero tutti gli Stati del mondo, l’Italia ne abolì l’uso nel 1951.

Come agiscono gli oppiodi?
Gli effetti più noti degli oppioidi sono il torpore, la sensazione di euforia e l’assenza di dolore sia fisico che emotivo; dal punto di vista farmacologico infatti vengono per lo più prescritti come antidolorifici e antidepressivi essendo modulatori delle sensazioni dolorifiche.
Questo è dato dal fatto che gli oppiacei sono in grado di agire a livello del sistema nervoso, sia periferico che centrale, legandosi a specifici recettori presenti tra l’altro anche a livello gastroenterico. Questi recettori appartengono alla famiglia dei recettori transmembrana accoppiati a proteine G, che agiscono sulla neurotrasmissione GABAergica. La risposta farmacodinamica ad un oppioide dipenderà proprio dal tipo di recettore a cui si lega e dalla sua affinità per tale recettore.
Il nostro organismo in realtà produce autonomamente “molecole oppioidi”: le endorfine, encefaline, dinorfine ed endomorfinne, gli endocannabinoidi.
L’ attività sportiva prolungata, ad esempio, stimola la produzione di endorfine ed endocannabinoidi responsabili della sensazione di euforia (la cosiddetta Runner’s high). Anche l’ingestione di cibo comporta una sensazione di benessere per via della produzione di β-endorfine da parte del nucleo arcuato.
Lo scopo degli oppioidi sintetici è proprio andare a mimare e potenziare l’effetto di queste molecole.

Si stima che lo 0,33 % della popolazione dell’UE (circa 1 milione di persone) abbia fatto uso di oppioidi nel 2021.
L’eroina rimane l’oppioide illecito più comunemente usato in Europa. Nuovi oppioidi sintetici non controllati continuano a comparire sul mercato delle sostanze stupefacenti; negli ultimi anni la maggior parte delle nuove sostanze oppioidi identificate e segnalate al Sistema di Allerta europeo sono oppioidi benzimidazolici (nitazeni), sostanze molto potenti.

Conseguenze endocrine dell’uso cronico
Gli oppioidi hanno effetti multipli sul sistema endocrino, soprattutto a causa dell’azione sull’asse ipotalamo-ipofisario.

Essi possono agire direttamente sulle gonadi.
In una meta-analisi di 53 studi, effettuati su un totale di 18.428 soggetti trattati con
oppioidi per dolore cronico, la prevalenza di ipogonadismo è risultata del 63%. Il 99.5% dei pazienti testati erano maschi, pertanto le evidenze riguardo il sesso femminile sono molto limitate.
Gli oppioidi si legano ai recettori ipotalamici ε determinando riduzione della secrezione del GnRH (ormone di rilascio delle gonadrotropine, degli ormoni che vanno a stimolare le gonadi). Ne consegue una riduzione della conta spermatica e della produzione testicolare di testosterone.


Le conseguenze possono riflettersi anche a livello cortico-surrenale.

Gli oppioidi, agendo sui recettori κ, δ e μ a livello ipotalamico e ipofisario possono influenzare la secrezione di cortisolo e probabilmente anche di GH, TSH, AVP e ossitocina.
Sono stati pubblicati diversi casi di insufficienza cortico-surrenalica indotta da oppioidi orali, trans-dermici e intratecali, inclusi pazienti con crisi surrenaliche o sintomi talmente severi da portare a ricovero ospedaliero.
Come per la funzione gonadica, la riduzione della dose o la sospensione dell’oppioide determinano in genere il ripristino di un’adeguata produzione endogena di cortisolo.

Inoltre, i pazienti che assumono cronicamente oppioidi presentano un aumentato rischio di osteoporosi e fratture da fragilità.

Oggigiorno è sempre più frequente il consumo di oppiacei (come il Fentanyl e la codeina) a scopo ricreativo, spesso mischiati a Sprite o altri tipi di bevande.

Per quanto l’effetto a breve termine di queste molecole psicoattive possa sembrare piacevole e “risolutivo”, è importante non trascurare gli effetti indesiderati che un uso cronico può comportare.
L’ipogonadismo si riscontra in più della metà degli uomini che assumono oppioidi, mentre fino a un quinto dei pazienti di entrambi i sessi sviluppa iposurrenalismo.

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FONTI

F. de Vries, M. Bruin, DJ Lobatto et al. Opioids and their endocrine effects: a systematic review and meta-analysis. J Clin Endocrinol Metab
R. Abs, J. Verhelst, J. Maeyaert et al. Endocrine consequences of long-term intrathecal administration of opioids. J Clin Endocrinol Metab
P. Vestergaard, L. Rejnmark, L. Mosekilde; Fracture risk associated with the use of morphine and opiates. J Intern Med
M. Caputo, R. Cozzi; Endocrinopatie da oppioidi, AME FLASH

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